La promozione e l’implementazione di pratiche che mirino a contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile deve necessariamente coinvolgere anche il settore terziario e quindi anche i servizi educativi che, come qualsiasi altra attività umana, producono inevitabilmente un danno ambientale.
In quest’ottica le iniziative degli atenei italiani negli ultimi anni si sono moltiplicate. Basti ricordare le azioni di interfaccia fra sistema universitario e società della Fondazione CRUI [1], le attività della rete delle università per lo sviluppo sostenibile, RUS [2], nonché quelle dell’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile [3], alla quale aderiscono anche diverse università.
Le iniziative di UNIMORE a servizio della sostenibilità
Anche il nostro ateneo, l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE), si è recentemente impegnato in tale direzione, ad esempio promuovendo l’iniziativa UNIMORE Sostenibile [4], che mira alla realizzazione di azioni volte alla Sostenibilità Ambientale, Economica e Sociale, in primo luogo interne all’Ateneo, ed in secondo luogo alla promozione e valorizzazione di iniziative esterne all’Ateneo stesso (es. progetti di ricerca, attività di public engagement).
Risulta tuttavia necessario monitorare e quantificare in maniera il più oggettiva possibile, gli impatti ambientali associati alle pratiche e azioni promosse ed implementate, in maniera tale da verificarne l’effettiva maggiore sostenibilità rispetto alle pratiche correnti.
A tale proposito, recentemente UNIMORE si è impegnata anche in queste attività di monitoraggio e quantificazione del proprio impatto ambientale, inserendo diverse iniziative in tale direzione all’interno del proprio piano strategico di ateneo 2020-2025 [5]. Tra queste rientra la realizzazione di un’analisi LCA (Life Cycle Assessment) per quantificare gli impatti ambientali associati all’intero ciclo di vita dei servizi educativi promossi da un dipartimento della propria organizzazione, allo scopo di ottenere una certificazione EPD (Environmental Product Declaration) e di creare un protocollo da estendere all’intero Ateneo. Questo permetterebbe di generare un profilo delle prestazioni ambientali del servizio in oggetto e di comunicare dati ed informazioni oggettive, confrontabili e verificate da un ente terzo di certificazione.
La definizione delle PCR per i servizi educativi
Per intraprendere questo percorso, UNIMORE si è affidata al gruppo di ricerca LCA Working Group che vanta una lunga esperienza nell’applicazione e nello sviluppo della metodologia LCA [6]. Il Dipartimento selezionato per questo primo studio/certificazione è stato quello di afferenza del proprio personale, ovvero il Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria (DISMI) situato a Reggio Emilia.
Lo sviluppo delle PCR (Product Category Rule) di riferimento si è reso necessario per la loro verificata assenza tra le molteplici già pubblicate dai principali Program Operator (italiano, svedese e nordamericano).
In particolar modo sono state sviluppate le PCR per i seguenti codici CPC (Central Product Classification), in accordo alla Divisione di Statistica delle Nazioni Unite (UNSD):
Gli aspetti che sono stati presi in considerazione in queste PCR sono a nostro avviso tutti quelli che possono potenzialmente arrecare un danno a livello ambientale (Figura 1).
Figura 1. Principali contributi considerati nelle PCR dei servizi educativi.
I criteri di valutazione
In particolare, nella definizione dei criteri di assessment ambientale, sono stati considerati i docenti che trasferiscono conoscenza, gli strumenti necessari che favoriscono l’apprendimento, gli utenti che beneficiano di tali servizi, così come si è tenuto conto del luogo (edificio) nel quale viene fornito il servizio, dell’energia necessaria per illuminare, riscaldare e raffreddare gli ambienti. Del servizio educativo fanno parte anche i servizi igienici e il consumo di acqua ad essi relativo.
Gli edifici devono essere soggetti periodicamente a manutenzione e pulizia con la conseguente raccolta dei rifiuti come pure l’area circostante deve essere curata e pulita per mantenerne le caratteristiche. Tra gli edifici necessari alla fornitura del servizio vengono contemplati la biblioteca e i laboratori didattici.
Affinché il servizio possa essere fornito sono necessari operatori che ne seguano gli aspetti amministrativi. Gli insegnanti, gli studenti e il personale amministrativo devono raggiungere il posto di lavoro con mezzi privati o collettivi.
Il servizio deve comprendere anche l’alimentazione di studenti, insegnanti e personale; pertanto, se la mensa è presente all’interno dello stesso luogo in cui viene erogato l’insegnamento, essa viene considerata come facente parte del servizio. Qualora non fosse presente, il consumo di prodotti dei distributori automatici e di pasti portati da casa dovrebbe essere considerato.
L’inclusione di questi ultimi aspetti nelle PCR e di conseguenza nello studio LCA deriva anche dai risultati pubblicati recentemente su riviste scientifiche internazionali relativi a uno studio LCA riferito all’Università dei Paesi Baschi [7] che hanno evidenziato come il contributo dei pasti e dei rifiuti sia significativo per talune categorie di impatto e pertanto non trascurabile [8, 9].
Per entrambe le PCR sviluppate si è considerato che il servizio venga fornito durante un anno scolastico o accademico, mentre l’unità funzionale scelta è il prodotto tra il numero totale di studenti a cui il servizio oggetto di studio è garantito e il numero totale di ore annuali caratterizzanti quel determinato servizio educativo. Tuttavia, i risultati dovranno necessariamente essere riferiti a un singolo studente che riceve una singola ora di didattica. In questo modo si renderà il confronto equo anche tra servizi educativi diversi (a parità di grado di formazione) e caratterizzati da numerosità differenti.
Ci auspichiamo che le PCR proposte raccolgano un largo seguito, in modo che tutti gli enti di formazione possano adottare questo protocollo per quantificare in maniera oggettiva i propri impatti ambientali, in maniera tale da contribuire effettivamente allo sviluppo sostenibile del sistema scolastico primario, secondario e terziario del nostro paese.
Riferimenti
[1] https://www.fondazionecrui.it/
[4] https://www.unimoresostenibile.unimore.it/
[5] https://www.unimore.it/editoria/ps_2025/piano_strategico_2020-2025_OK3.pdf
[6] www.lcaworkinggroup.unimore.it
[7] https://www.ehu.eus/en/en-home
[8] G. Bueno, M. de Blas, E. Pérez-Iribarren, I. Zuazo, E. Torre-Pascual, A. Erauskin, I. Etxano, U. Tamayo, M. García, O. Akizu-Gardoki, I. León, C. Marieta, G. Zulueta, I. Barrio. The environmental and social footprint of the university of the Basque Country UPV/EHU. J. Clean. Prod. 315, 2021, 128019.
[9] G. Bueno, M. de Blas, E. Perez-Iribarren, I. Zuazo, E. Torre-Pascual, A. Erauskin, I. Etxano, U. Tamayo, M. Garcia, O. Akizu-Gardoki, I. Leon, C. Marieta, E. S. de Camara, G. Zulueta, I. Barrio, Dataset on environmental and social footprint of the University of the Basque Country UPV-EHU. Data in Brief 41, 2022, 107847.